Louder
Sanremo per chi non ha sbatti
Mercoledì 8 febbraio 2023: Sanremo siamo, e Sanremo ritorneremo
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Mercoledì 8 febbraio 2023: Sanremo siamo, e Sanremo ritorneremo

Fiori spetasciati e le altre 14 canzoni in gara oggi (praticamente adesso)
File:Destiny Child at Super Bowl XLVII halftime show.jpg - Wikimedia Commons
Paola & Chiara & Giorgia, con tanta nostalgia

Ciao Louder,

Senti la mia voce? No, nel caso fammi sapere, non vorrei che ti ritrovassi costretto a spaccare qualcosa.

Beh, com’è andata questa prima serata? È andata che Blanco ha fatto un po’ di macello: cioè, come avrai capito, qualcosa non ha funzionato (in particolare, il ritorno della sua voce nel monitor in-ear, detto anche “l’auricolare” o “la cuffia”) durante l’interpretazione di L’isola delle rose, e ha deciso di smettere di cantare e cominciare a fare quello che - probabilmente - avrebbe fatto lo stesso, cioè spetasciare la scenografia di rose sparse sul palco. Dico che l’avrebbe fatto lo stesso perché il videoclip della canzone lo mostra chiaramente, e dopotutto fa un po’ parte del personaggio: Blanco è quello che sfascia tutto. Parentesi: due settimane fa ho deciso di non includere nella nostra playlist L’isola delle rose, perché, beh insomma non è granché come canzone, e in fondo forse ho anticipato la cancellazione di Blanco.

I can buy myself flowers

Quindi, come giudichiamo questa faccenda? Al netto del fatto che Blanco si è scusato con una letterina, e Amadeus ha spiegato che non era tutto programmato. Beh, la mancanza di rispetto, per me, è l’ultimo dei problemi: non stiamo guardando una recita scolastica, Blanco non va giudicato alla luce di questo moralismo da due lire da platea dell’Ariston: lui non è un bambino e noi non siamo i suoi genitori. E poi, perché dobbiamo incazzarci per un fioricidio e non per l’incendio della Stratocaster di Hendrix? Ecco. Secondo me nemmeno la questione del rispetto del pubblico è così centrale: lo staff tecnico del Festival ha fatto un errore. Perché solo la professionalità di Blanco dovrebbe essere messa alla sbarra? Perché guadagna più del fonico? (Incredibili certe lotte di classe a singhiozzo). Non è giusto. Ok, altri cantanti sarebbero riusciti a portare a casa la canzone senza in-ear, con un po’ di mestiere e talento. Blanco non possiede questo mestiere e questo talento, e deve interrompersi? Pace, non sono certo io ad aver trattato questo ventenne come un dio della musica, o ad avergli fissato tre date negli stadi a luglio (ottimo spot, peraltro!). E poi sono cose che capitano: nessuno è da crocifiggere per un errore tecnico per via del quale la peggiore conseguenza possibile che ti può capitare è che non sentirai bene una canzoncina alla tv. 

No, secondo me il punto è che Blanco ha fatto un po’ una figura da babbo, da cretino: perché non ha chiesto di fermare la base? Dirai: ha sbagliato, e sotto pressione ha fatto casino, tutti siamo stati ventenni e sotto pressione. Al che rispondo: infatti tutti abbiamo fatto figure da babbi, quando avevamo vent’anni. In generale suggerirei di mantenere molta calma: sia quelli che giustificano ogni cosa; sia quelli che condannano ogni cosa. Non stai sostenendo una vera posizione, ti stai facendo prendere dalla retorica: argomentare con una parte o con l’altra. In questo caso un po’ di equidistanza non è ignavia, ma logica. Però concordo con chi ha detto che questo macello sia stato il momento più emozionante di una serata che - nonostante la share di ascolti bulgara (62,4% praticamente un gradino sotto l’inarrivabile 1995) - è sembrata abbastanza straziante. Si sa, le figuracce sono emozionanti.

Ma a parte Blanco?

Marco Mengoni vince l’ho già detto? Ha cantato bene, ha portato un pezzo che ha tutte le caratteristiche mengoniane per coinvolgere, e qualche piccolo guizzo. Alla fine dei conti è ultrameritata l’attuale prima posizione, musicalmente e liricamente c’è tanta maturità e tanta cura. Ma se vuoi sapere qualche altra analisi dopo un ascolto delle versioni in studio, leggi questo mio thread su Twitter, e poi passa a sentire i miei pre-giudizi sulle canzoni in gara stasera (qualcuno mi dice di averlo usato come guida): purtroppo per ragioni di tempo potrò parlare solo di otto canzoni, per le ultime sei apporrò soltanto emoji.

Will, Stupido

Non è vero che la storia è una linea retta che va in avanti. A volte si salta all’indietro. Ad esempio, leggendo il testo di Stupido di Will non riesco a non pensare a certe impalpabili ingenuità del pop italiano di una decina d’anni fa: “Siamo dolori che canterò” è un po’ “in tutti i laghi” ma anche “noi siamo infinito”, ha quell’inesprimibile qualità di non voler dire nulla ma riuscire a dirlo con tante parole importanti. Comunque, Will è in categoria PENSIERINI tutta la vita: sicuramente non sono il suo pubblico, perché non vado più al liceo da quasi vent’anni (GLOM!) e versi come “ma ti ricordi le vacanze?” hanno ben altro gusto per me.

“Volevo tutto il pianeta stringerlo in una mano”

THANOS

Modà, Lasciami

Per descrivere la musica dei Modà a chi non la conosce, direi: immagina i Negramaro con un repertorio fatto solo di canzoni dei Pooh. Se non conosci nemmeno la musica dei Negramaro e dei Pooh (strano, ieri sera ne abbiamo ascoltata mezza discografia!), posso dire questo: la parte meno energetica ed eroica del rock combinata alla parte meno sensibile e intima della canzone italiana combinate in uno strano incidente. Ma posso forse io negare che i Modà abbiano venduto al pubblico italiano una caterva di dischi e che siano stati certificati oro, platino e diamante (300mila copie, in un solo anno) prima che Spotify permettesse a tutti di addobbarsi le pareti di casa? No, non posso negarlo. E capisco cosa piaccia al grande pubblico della scrittura e delle interpretazioni di Kekko Silvestre: l’enfasi, un’enfasi grande così; la stessa che ti fa adorare gli acuti del canto operistico, solo che questo infinito afflato non è ricoperto di velluto e trine, ma si veste di jeans strappati e si tira i capelli in su con il gel. E insomma, che dire, a loro modo la band nata a Cassina De’ Pecchi, con i suoi 12/8 elettronici (Arriverà), le sue ballad gallagheriane piano e ruock (Tappeto di fragole) e le sue facchinate (Se si potesse non morire) si è costruita un catalogo a suo modo invidiabile. Non da me, ma invidiabile. Ora aggiungono una canzone che parla di depressione, e noi siamo curiosi di capire se dieci anni dopo l’ultimo successo pazzesco (l’album Gioia) sono ancora in grado di toccare quella corda dell’ascoltatore italiano.

“Ma che giorno è?”

CHE ANNO È?

Sethu, Cause perse

Di tutti i maestri dei PENSIERINI che popolano l’Ariston quest’anno, Sethu è uno di quelli più imprevedibili e interessanti. La prima volta che l’ho ascoltato, nel 2020, faceva un rap spiritualmente vicino ai parossismi degli FSK Satellite (Calmo). Una collaborazione con gli ISIDE nel 2021 me l’ha fatto riscoprire in un’altra luce (Qualcosa è andato storto). Peraltro gli ISIDE sono la band di quel Giorgio Pesenti che potresti aver già sentito citato due volte all’Ariston (ha scritto i pezzi di Leo Gassman e dei Colla Zio). Come Olly e Gianmaria, il suo deal è questo pasticcio di generi musicali, nei quali se non proprio il ripieno almeno la crosta si rivela appetitosa. Insomma, Sethu potrebbe finire nascosto dentro un cast di concorrenti troppo grande, ma se dovesse succedere sarebbe un peccato. Le (p)recensioni parlano di un altro pezzo tirato, con una cassa dritta, perciò mi vien da dire che dopo Gianmaria e Olly, la generazione Z ci sta mandando un messaggio chiaro: VOGLIAMO BALLARE.

“E ti sto odiando ma al contrario”

LITOTE

Articolo 31, Un bel viaggio

L’entusiasmo dei colleghi verso la canzone degli Articolo 31 non è altissimo: la media delle pagelle dei preascolti li collocano al 19esimo posto. Cosa dobbiamo aspettarci? Un giro d’onore, mentre il vero obiettivo è altrove? Tipo un tour nei palazzetti, che intanto è già attestato su quattro date a Milano? Può essere, del resto l’abbiamo detto tante volte: ormai a Sanremo non perde (quasi) più nessuno. Potrebbe essere davvero una canzone brutta, come buona parte dei giornalisti vuole farci credere. Ma se la fiducia del pubblico in J-Ax si facesse sentire quando finalmente arriveranno i televoti? A giudicare dal testo soltanto, direi più che altro che l’amicizia/inimicizia dei due soci viene raccontata come quei film pieni di amarezza sui rapporti umani, quelle commedie che non fanno mai ridere. Purtroppo la vita vera assomiglia più a queste storie, che non alle rom-com hollywoodiane, e una cosa si può dire degli Articolo 31: saranno stati truzzi, saranno stati piacioni, ma non hanno mai imbellettato le loro storie. 

“Com’eravamo belli in queste vecchie foto / Due martelli anche se non battevamo chiodo”

TANTA NOSTALGIA DEGLI ANNI ‘90

Lazza, Cenere

Lazza il campione di incassi, che verranno diligentemente sciorinati questa sera prima della sua performance. Lazza che sa suonare il pianoforte, e così ha trovato un modo sinceramente geniale di fare repack dei suoi dischi. Lazza erede di Guè. Questa sfilza di tituli con i quali il rapper di Calvairate arriva al Festival mi fa insospettire che il suo percorso sarà simile a quello del suo compagno di quartiere, Rkomi: il pezzo piace abbastanza alle radio, presenta il ragazzo alle mamme d’Italia e macina pure le sue milionate di streaming; però, vincere non vincerà. E non perché la sua canzone non abbia certe potenzialità, e certe intenzioni larghe: le descrizioni dei colleghi parlano di ballabilità della musica, e il testo è di un’accessibilità facile, facilissima (“pugnale nel cuore”? “Mi sembri Venere”?). Ma forse per queste ragioni Cenere si meriterà qualche giro di pista in più, però non credo basterà per arrivare fino in fondo alla finalissima a cinque. La ragione è che, nonostante le intenzioni di cui sopra, almeno a livello lirico ci sono alcuni intoppi: come dicevamo per Leo Gassman, anche qui il concept è fatto di troppe ispirazioni e troppi spunti contigui ma diversi (bacco, tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere; ma anche cenere come polvere, da nascondere; ma anche cenere da cui rinasce la fenice; e così via). Forse sarò il solo a definire “complessa” questa canzone, forse questa canzone convincerà: ma dubito che sarà l’episodio più memorabile, a meno che Lazza non vada a prendere a calci un pianoforte.

“Sai che detesto che citi l’oroscopo”

QUESTA ME LA TATUO IO

Giorgia, Parole dette male

Il terzo posto annunciato di Giorgia mi rende ulteriormente difficile parlare di una canzone che non ho ascoltato. Il sottotesto, che sia una dedica ad Alex Baroni, l’ho colto. Ma come poi questo si traduca in melodie e inflessioni di un certo tipo, specie quando si parla di un’interprete così esperta, è tutto da vedere e farà la differenza. Potrei dire che quell’enfatico “E alla fine” ripetuto nei ritornelli mi risulta pesante e retorico; ma potrei anche ritrovarmi piegato in lacrime. Una cosa è certa, e l’abbiamo già detta riguardo a Mengoni: Sanremo non è più un luogo da dimenticare. Semmai è un luogo dove celebrare i ricordi, privati e pubblici; le diapositive di una musica leggera che nella metà degli anni ‘90, grazie ai molti segnali promettenti, tra cui un rinascimento soul, sembrava promettere qualcosa che è arrivato solo in parte, una vera mutazione culturale, che forse è arrivata solo adesso, nel quasi-decennio del rap.

“Non sei più mio ricordo sei un’allucinazione”

GOCCIA DI MEMORIA

Colapesce Dimartino, Splash

Vorrei capire se l’hype della stampa per questa canzone sia conseguenza naturale della gigantesca svista che ebbe nel 2021, quando Musica leggerissima non fu proprio abbracciata da tutti gli esperti, al primo ascolto. O se invece il pezzo ci sia ebbasta - come sarebbe assolutamente normale parlando di due artisti e autori bravi come Colapesce e Dimartino. Sicuramente sono stati capaci di architettare un altro testo dotato di molti livelli di lettura, dove le immagini non stanno lì come belle statuine ma si rincorrono in un discorso a parte, cambiano significato e sussurrano dubbi all’orecchio dell’ascoltatore. E così anche un claim forte e appiccicoso come “Ma io lavoro per non stare con te” assume tutto il peso di qualcosa di molto più serio del paradosso, qualcosa di sinistro. Ed è fra queste crepe dell’espressione pop che si insinua non solo il messaggio di una canzone, ma l’idea che una canzone - volente o nolente - possa portarlo, un messaggio.

“Mi annoio a Panama”

SOLO COME UN CANTAUTORE

Shari, Egoista

Io non ho nulla contro gli artisti giovani. Perbacco, io *sono* giovane (37 anni è giovane, giusto?). Ma ho qualcosa contro i giovani che anziché arrivare a Sanremo portando una loro proposta, magari acerba, decidono di sottoporci alla ricerca di quest’identità in diretta tv: Shari non l’ho ancora capita. So che è un’artista in quota Salmo, che l’ha messa sotto contratto con la sua label/agenzia/whatever Lebonski e di conseguenza ce l’ha fatta sentire in album suoi e dei vari bro di casa Machete; so che la ascolto da un pezzo (prima della prima intervista, nel 2020, la vidi addirittura in Warner nel 2016); so che ha una presenza carismatica e una voce dalla pasta bellissima. Ma quale sia la sua idea di musica non l’ho ben capito. Sotto voce, brano con cui ha partecipato a Sanremo Giovani, è un generico pop urban (questa sigla, tacciata di un qualche bias razzista, ma soprattutto colpevole di significare tutto e il suo contrario), con qualcosa di Mahmoodiano e un basso grosso come piacciono a Salmo; qualcosa che si sentiva già nel 2021 in Follia, brano assolutamente minore della somma delle sue parti. Nell’EP Fake Music, uscito a luglio, c’era tutto un omaggio alla dance, ma non mi aveva convinto. Le pagelle dei pre-ascolti davano abbastanza in fondo la sua canzone, definita dark e urban (ullallà): 23esima su 26. Ma considerando che Salmo ci farà dono della sua presenza duettando con lei venerdì (serata che vedremo essere sicuramente decisiva per smuovere la classifica) potrebbe andare molto meglio di così: spero solo che abbia trovato una direzione e che la mantenga. Nota a margine: Egoista sarà la seconda canzone di quest’edizione a dare per scontata una relazione omoerotica (fai caso al primo verso). Nonostante qualche tweet disinformato che gira, Mare di guai di Ariete non è la prima canzone d’amore da donna a donna ad aver partecipato al Festival. Quella fu Ore ed ore di Valeria Vaglio, edizione 2008. Benissimo comunque, ma diciamo le cose giuste.

“Mentre stappo sta birra che sa di the”

SAPORI INDECISI

Chi manca all’appello?

Madame, Il bene nel male

Temo l’ennesima insalata di parole.

Levante, Vivo

Dieci anni dopo, la vita dimmerda cantata in Alfonso non ci pare poi così male.

Tananai, Tango

Comunque vada sarà un successo.

Rosa Chemical, Made in Italy

Tutti dicono che sarà l’Achille Lauro di quest’edizione, e se lo dicono tutti sarà vero.

LDA, Se poi domani

“vedrai che sarà ancora più grande la forza che avrai”. Ah, non dovevamo completare il testo del padre? Nepo baby si nasce, letteralmente.

Paola e Chiara, Furore

La reunion delle Destiny’s Child, ma meglio perché italiane.


Chiusi i pre-giudizi, domani scriverò qualcosa in più (e uscirà presto!) sulle canzoni ascoltate dal vivo e in studio. Per ora, in una serata che sa di nostalgia degli anni ‘90, preparati a sentire la nostalgia del 2004 con i Black Eyed Peas.

Io ti lascio con un’illuminazione che ho avuto oggi.

Ciao, Louder.

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Louder
Sanremo per chi non ha sbatti
Per celebrare la "settimana santa" del Festival di Sanremo ti racconterò ogni giorno - da martedì a domenica - quello che sta accadendo, come ci sembrano le canzoni, e perfino qualche polemica.