Louder
Sanremo per chi non ha sbatti
Martedì 7 febbraio 2023: viviamo nel migliore dei Sanremo possibili
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Martedì 7 febbraio 2023: viviamo nel migliore dei Sanremo possibili

Le prime quattordici canzoni in gara, giudicate senza averle ascoltate
(ph Attilio Cusani)

Ciao Louder,

oggi non parliamo di nuove uscite, ma parliamo di quel buco nero che nel suo orizzonte degli eventi assorbe tutto l’interesse del pubblico italiano per una settimana, e poi per il resto dell’anno. Esatto, parliamo di Sanremo.

In questa newsletter/podcastino proverò a darti un veloce aggiornamento ogni giorno, descrivendo quello che secondo me sta funzionando o non sta funzionando nelle canzoni, ma anche parlando dell’evento in generale: tipo, quanto sarà bello stasera sentire Roberto Benigni celebrare la costituzione più bella del mondo, nella rassegna che ospita la musica più bella del mondo? E che dire di Amadeus che leggerà un testo del presidente Zelensky, anziché mostracelo in un video, per non rischiare di provocare troppo i nostri cari amici russi, così innamorati del Paese più meraviglioso dell’universo? Ok, mi fermo qui perché non voglio proprio inimicarmi tutti, e comunque mi tocca parlare delle canzoni.

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La prima serata

Oggi cominciamo con i pregiudizi. In senso letterale, i giudizi prima di aver sentito anche solo una nota sul palco. Premetto peraltro che sono un sostenitore assoluto della priorità dell’interpretazione: se canti male, il pubblico lì per lì non ti premia, e viceversa. Due esempi recenti? Mahmood nel 2019 ha cantato in modo perfetto, infallibile, meglio di Ultimo: ha vinto non solo per la superiorità della canzone (o per i complotti dei poteri forti, vedi tu), ma anche per la superiorità dell’interpretazione. E dall’altra parte Tananai l’anno scorso ha cantato malissimo e infatti è arrivato ultimo: poi il pubblico lo ha scoperto alla fine del Festival, vuoi per i meme che ha cavalcato alla grande, vuoi per il fatto che Sesso occasionale era effettivamente un pezzo carino, ma a Sanremo nisba.

Detto questo, procediamo con le mie sensazioni pre-festivaliere, una canzone e un artista alla volta. Premettendo che vince Marco Mengoni, questo l’abbiamo già assodato tutti. Anche perché si esibirà stasera e la statistica dice… aspetta, cosa dice la statistica?

Cosa dice la statistica

La vulgata dice che i cantanti in gara durante la prima serata vincono sempre. Nelle ultime venti edizioni (escluse le sette in cui in cui tutti i campioni in gara debuttavano nello stesso giorno: 2005; 2009; 2010; 2011; 2012; 2018; 2019), i cantanti selezionati per la prima serata hanno effettivamente vinto in nove occasioni, e solo in quattro hanno vinto gli artisti della seconda serata (Alexia - 2003; Giò di Tonno e Lola Ponce - 2008; Il Volo - 2015; Francesco Gabbani - 2017). Quindi c’è un certo vantaggio, è vero, ma non sono convinto che sia strepitoso, dato che nella settimana del Festival le canzoni vengono ascoltate ossessivamente dal pubblico votante: una differenza di 24 ore non penso sia così decisiva. Comunque sia, Marco Mengoni e Ultimo (due tra i tre favoriti insieme con Giorgia, stando alle quote Sisal) si esibiscono entrambi stasera, quindi la profezia probabilmente si avvererà comunque. E così noi capiscioni saremo felici.

Ma diciamo qualcosa sui 14 artisti in gara questa sera, se c’è qualcosa nei loro testi che possa ispirarci, se c’è un verso in particolare che ci è piaciuto (lo trovi alla fine di ogni paragrafo) e se dalle anticipazioni possiamo trarre qualche spunto per prevedere quale sarà il successo potenziale della canzone fuori dal Festival (un ringraziamento a TV Sorrisi e Canzoni che come sempre pubblica i testi in anticipo, e ci permette di farci un’opinione).

Anna Oxa, Sali (Canto dell'anima)

Dobbiamo davvero presentare Anna Oxa? Considerato che non si sta concedendo a nessuna intervista, che non si è fatta vedere nemmeno nel green carpet (STOP GREENWASHING!) di ieri sera, dubito che arriverà alla sua terza vittoria. Chiudiamola qui, e pensiamo nostalgicamente ai Diodato e ai Baustelle che potevano essere in gara al posto suo. Già perché Francesco Bianconi è tra gli autori di questa canzone giusto un filo pretenziosa, ma sono lontani i tempi de La cometa di Halley.

“Arca dell’umanità andata a fondo / Cuori puri mangiati dall’avidità”

OLTRO

Gianmaria, Mostro

Gianmaria è un ragazzo tenerissimo: l’ho incontrato in occasione di Fuori Onda, il programma che ho scritto e prodotto per Amazon Music Italia su Twitch. Venerdì ha fatto una mossa alla Elodie (ne parleremo dopo), cioè ha pubblicato l’album che conterrà Mostro, intitolato Mostro, ma senza la title-track: una mossa che potrebbe spingere un po’ in avanti le sue chance di far macinare ascolti alla canzone, e magari di piazzarsi bene, se non fosse che il disco non sta proprio spaccando lo streaming. In realtà - parentesi di Pioveranno venerdì - ho apprezzato una certa maturazione dei suoi testi che non sono più così gravidi di introspezioni scontate e statiche, cioè non calate in un racconto ma oziosamente descrittive (d’ora in poi li chiameremo PENSIERINI): l’album ha qualcosa di più rotondo e pop rispetto alle prime uscite di Gianmaria, con momenti alla Blanco (Se sono solo) e produzioni techno (Tieni giù le mani) che mi fanno credere che il ragazzo abbia intravisto una direzione all’orizzonte, ma secondo me dovrà ancora imparare molto. Per come i colleghi hanno descritto la musica di Mostro, possiamo aspettarci qualcosa di paragonabile a La città che odi, quindi questa canzone in particolare potrebbe funzionare.

“Sono entrato con la macchina in giardino / Perché non vedevo l’ora di tornare”

CITAZIONE DI PULP FICTION?

Mr. Rain, Supereroi

Mr. Rain ha una visione del rap-pop che dal punto di vista musicale (gli arrangiamenti sinfonici) è molto particolare e originale in Italia, mentre dal punto di vista lirico (testi introspettivi, abbastanza adiacente alla categoria dei PENSIERINI) è in una corrente che sta saturando la scena, specie in questi territori ibridi. Porterà sul palco un coro di otto bambini, il che potrebbe essere visto da qualcuno come un mezzo ricatto. Io trovo più preoccupante l’ossessione meteorologica dei suoi testi, compreso quello di Supereroi. Capisco che si chiami Mr. Rain, ma il 90% delle sue metafore è a tema atmosferico, che capisco siano molto fortunate nel paese di Negramaro e dei Modà, però insomma. Ogni tanto speri che una metafora vada in qualche direzione inaspettata: tipo, “davanti al mio cuore c’è una ringhiera”. Ma del resto Chiara Ferragni ci ha insegnato che per avere successo bisogna essere sé stessi, e allora Mr. Rain resta sé stesso. Sicuramente, viste le sue passioni per le orchestre (perché Mr. Rain è anche produttore di sé stesso, cosa rara nel rap italiano), sono curioso di sentire i suoni.

“Se avrai paura allora stringimi le mani / Perché siamo invincibili vicini”

I SEE WHAT YOU DID THERE

Marco Mengoni, Due vite

Piaccia o meno (per me è sempre un 50/50), Marco Mengoni è un interprete straordinario: a San Siro l’ho visto tenere il palco e cantare con un’autorevolezza che ho riscontrato in pochi altri artisti, calati in quel contesto. Questa sua sicurezza potrebbe fare la differenza, all’Ariston. Non solo, Mengoni arriva anche forte di un progetto discografico che è stata una scommessa vinta, almeno in parte, sicuramente rispetto alle premesse: nonostante la complessità del concept che li unisce in un trittico di album Materia (Pelle) ma soprattutto lo stilosissimo Materia (Terra) hanno fatto bene su Spotify. Merito dei featuring, senza dubbio, ma gli ascoltatori sono rimasti fedeli alle tracce anche grazie all’attenzione al suono, e specie all’identità blue-eyed soul di quest’ultimo: i numeri di No Stress, Ma stasera e Cambia un uomo (tutti pezzi senza featuring), lo dimostrano. Mengoni torna dieci anni dopo la vittoria al Festival con L’essenziale, e la sua partecipazione mi sembra quella che più di tutte segnala lo shift culturale del Festival: non più deposito di casi umani, ma festa esclusiva di gente cool; non più ultima spiagga per progetti discografici disperati, ma scrigno dove esibire le gemme di una discografia mai così ricca (meno gli artisti, ma questa è un’altra storia); non più tappa da dimenticare nell’evoluzione di un artista, ma appuntamento da ricercare per finire tra quelli che contano. Se dovesse esserci una sola eredità della gestione Amadeus, spero che sia questa, la FOMO di Sanremo che a conti fatti sta producendo meno danni rispetto agli anni più oscuri. E se poi Mengoni rivincerà, come sostengono le quote Sisal, non mi sembrerà probabilmente uno scandalo.

“Siamo i soli svegli in tutto l’universo”

CITAZIONE DI CALCUTTA?

Ariete, Mare di guai

Ecco un’altra artista che ha fatto dell’introspezione la sua cifra. I PENSIERINI di Ariete hanno trovato una cassa di risonanza piuttosto forte in una generazione che è stata chiusa in casa o comunque terrorizzata all’idea di uscire di casa per due/tre anni della loro vita. Sai già, forse, che Calcutta è tra gli autori del brano: onestamente dal testo non si direbbe (se la cifra calcuttiana è un’espressione come la “torre di piatti”, allora dovremmo definire Mogol un pre-calcuttiano perché usava la parola “panino”); spero che si avverta di più nella musica, che d’altra parte è stata descritta da molti come sempliciotta. Bisognerà capire allora come la produzione di Dardust avrà impresso un’identità particolare a questa ballad, ma se si tratta solo di uno svecchiamento dei suoni non basterà.

“E buttati, che la notte è solo un giorno che riposa”

E BUTTATI!

Ultimo, Alba

Abbiamo parlato di introspezione? Beh, ecco tornare sul palco il maestro dei PENSIERINI, quello che sui PENSIERINI ci ha costruito un impero. Ultimo ha detto che non torna a Sanremo per ottenere una rivincita rispetto al secondo posto del 2019. Meno male, perché nessuno vorrebbe vedere replicata quella brutta faccenda di dichiarazioni al veleno, polemiche con i giornalisti e appuntamenti di rito snobbati, nel caso il risultato combinato di televoto, demoscopica e sala stampa non lo premiasse nemmeno stavolta. Da quanto ho letto in giro, il suo sarà un pezzo tutto giocato sulle dinamiche: parte piano e finisce forte, nel senso proprio di un crescendo di (chiamiamolo così) volume. Il che rientra in linea con la trasformazione inevitabile in Massimo Ranieri che ha toccato prima Tiziano Ferro e da un bel po’ anche Ultimo (Il ballo delle incertezze era ancora un Ultimo amico delle frasi ritmiche dei rapper; I tuoi particolari è dove il ranierismo è iniziato). Leggendo il testo, ho trovato una simpaticissima ossessione per le rime sdrucciole che mi ha fatto pensare alla versione primordiale della canzone Plafone di Elio e Le Storie Tese.

“Ma t’immagini se tutto questo fosse la realtà?”

IMMAGINA, PUOI!

Coma_Cose, L'addio

Per quello che mi riguarda, Un meraviglioso modo di salvarsi è stato uno dei dischi a cui ho voluto più bene nel 2022 (ne ho parlato qui). Sono sicuro che L’addio, con la descrizione della crisi sentimentale che hanno passato Fausto e Francesca, aggiungerà un tassello ulteriore a quel discorso, qualcosa di ancora più personale e intimo. Anche perché i loro testi hanno veramente qualcosa della conversazione, sarà per tutte quelle avversative che vengono usate non per contraddire ma per precisare il concetto espresso dall’altra persona. Anche questa canzone usa questo tipo di avversativo: ora dicono “Lo sai che mi è piaciuto anche caderci / Sì, però mica poi toccare il fondo”; ma in passato hanno detto “Sì ma tanto non ci prendi” (Granata), “Però quant'è bello avere paura” (Mancarsi), “Però questo Naviglio è meglio della Senna” (Via Gola), “Però per sognare non è ancora tardi” (La resistenza), “Vedi non ho niente però ti regalo il mare” (Deserto). Insomma, mentre lo stolto guardava il dito (i calembour), il saggio si asciugava le lacrime riconoscendosi nelle descrizioni di crisi esistenziali vissute davvero, e non immaginate sui banchi di scuola; situazioni dove gli eventi e i pensieri si contrappongono, che non sono pura osservazione statica (e apatica). Mettiamoci il talento musicale sopraffino dei Mamakass, che sembrano cogliere perfettamente le idee di Fausto e Francesca (tipo la citazione dei Velvet Underground di Fiamme negli occhi) e per me L’addio è già la canzone dalla quale sarò ossessionato.

“Davanti al mio cuore c’è una ringhiera”

QUESTE SONO METAFORE

Elodie, Due

Elodie è l’artista da cui mi aspetto di più: non credo che vincerà, ma mi aspetto un ulteriore passo in avanti di un percorso di reinvenzione che ha avuto la prima consacrazione proprio a Sanremo, tre anni fa. Andromeda era un pezzone, migliore del resto del disco This Is Elodie, quindi forse quell’operazione di lancio (il disco fu reso disponibile prima dell’inizio del Festival, con uno spazio vuoto al posto della canzone in gara) non funzionò fino in fondo. Ok. Respira potrebbe avere un’altra storia, anche grazie ai banger che l’hanno anticipato (Tribale; Bagno a mezzanotte). Ovviamente quando parliamo di Elodie bisogna tenere in conto coreografia, vestiti, trucco, etc. Ma io che mi intendo un po’ più di musica dico che sono curioso di capire se la parola “funk” usata in molte recensioni dei pre-ascolti sia stata tirata fuori a casaccio, come spesso capita nei testi dei colleghi della stampa generalista, o se piuttosto avremo qualcosa di più vicino alla cassa in quarti: in realtà, a giudicare dal tepore di queste pagelle, temo sarà la prima. A proposito di pagelle: la media dei voti letti in giro la metterebbe al settimo posto, ma un anno fa le stesse pagelle mettevano Mahmood e Blanco al sesto posto, quindi…

“Per me le cose sono due: lacrime mie o lacrime tue”

PERFEZIONE POP

Leo Gassman, Terzo cuore

Ci ha provato per due anni, a tornare sul palco dove aveva vinto tra le Nuove Proposte nel 2020. Finalmente c’è riuscito. Allora è proprio vero, come dice Harry Styles, che questo genere di cose non accade a persone come loro. Comunque, a questo giro il piccolo Gassman ha dalla sua la scrittura di Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari e di Giorgio Pesenti aka Okgiorgio, che di molti successoni dei Pinguini è coautore e/o produttore. La squadra, insomma, ci sarebbe anche se il pop cantautorale fondamentalmente serioso di Gassman non so quanto si intrecci bene con l’ironia che Zanotti e Pesenti usano spesso e sapientemente, come per sgonfiare la pressione delle canzoni d’amore. Un altro possibile ostacolo? La complessità del concept (i tre cuori che la voce narrante ha nel petto) che richiede un po’ più di attenzione rispetto a “In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr”. Vedremo.

“Abbiamo contato le stelle come fossero nei”

SANTA PAZIENZA

I Cugini di Campagna, Lettera 22

Non mi importa il LOL, mi importa che la canzone sia stata scritta da Veronica e Dario de La Rappresentante di Lista. Le (p)recensioni parlano di dance anni ‘80, e come sempre non so se fidarmi dei colleghi: sicuramente già nel testo si vede un’impostazione tutt’altro che tradizionale, per quanto riguarda la distribuzione delle strofe, ma anche per la lingua. Segnalo in particolare l’uso molto intelligente dell’aggettivo “altro”: se ti ricordi le lezioni di italiano al liceo, qui ci troverai iterazione (ripetizione), poliptoto (uso della stessa parola con diverso valore sintattico) e polisemia (uso della stessa parola con diversi significati), con “altro” che prima è un aggettivo, poi un pronome, poi significa “diverso”. Una raffinatezza che magari coglieremo in due, ma ne sarà valsa la pena.

“Io non sono altro che un palazzo / In costruzione e cade”

EINSTURZENDE NEUBAUTEN

Gianluca Grignani, Quando ti manca il fiato

Il fatto che gli stessi che hanno costruito piani editoriali sul LOL legato ai disastri personali di Grignani, oggi dicano che Grignani merita di essere preso sul serio, è il segnale del fallimento morale di una buona parte del giornalismo musicale italiano.  Ma passiamo oltre e diciamo che la canzone con cui il Grigno torna in gara a Sanremo dopo otto anni (sembravano di più?) è dedicata al padre, o meglio alla scoperta di un sentimento di appartenenza e legame anche quando i rapporti sono stati troncati. Forse sono io, ma mi sembra un po’ più denso come argomento rispetto ai PENSIERINI che si sono letti in giro e che si potrebbero sintetizzare in “ti amo”. Poi, anche questa canzone - a giudicare dal testo - cade in qualche trappola che sa molto di musica leggera anni ‘90, tipo il disperato tentativo di scrivere versi che sembrino massime, o adagi, o aforismi degni del calendario di Amadeus (questa battuta l’ha colta solo chi ha seguito la conferenza stampa di ieri): nello specifico “Perché chi ha troppa libertà non ha parole”. Uhm. Non mi aspetto grandi sorprese, a meno che l’enorme pubblico ispanofono che lo segue grazie alla traduzione castigliana di La mia storia tra le dita non trovi una maniera per hackerare il sistema e televotarlo come un pazzo. Ma non stasera, quando gli unici voti verranno dalla sala stampa, e credo che qui fioccheranno tanti 8 e 9 dettati dal senso di colpa.

“Tu verrai o no al mio funerale?”

BRUSCOLINO NELL’OCCHIO

Olly, Polvere

Ho sentito per la prima volta Olly in un pezzo di Alfa (ciao Alfa, prima o poi arriverai a Sanremo, te lo auguro). Mi sembra un ragazzo pieno di energie, ma anche lui affezionato ai PENSIERINI, e molto legato esteticamente all’uso dell’autotune che - anche se ha dato un aiutino a Blanco un anno fa - non mi pare sia proprio adorato dal pubblico votante del Festival. Un paio di anni fa peraltro Olly ha pubblicato una cover di La notte con Arisa (brano derubato della vittoria nel 2012) quindi merita sicuramente un posto in questo Festival nella categoria “patatoni”. Dai preascolti mi pare evidente che il pezzo spingerà, e suoi pezzi di repertorio come L’anima balla ci indirizzano verso una bella tamarraggine genuina. Poi, per carità, il testo sembra un esercizio di stile, un temino la cui richiesta era “parla della tua fragilità in tre strofe e un ritornello”, quindi non mi stupirebbe se alla fine di questo Festival la gente semplicemente si ricorderà di lui come un ragazzo simpatico.

“Vuoi sapere che si vede / Qui da sopra a uno scaffale”

TOY STORY 5

Colla Zio, Non mi va

Secondo molti in quota Pinguini Tattici Nucleari, in realtà secondo me i milanesi Colla Zio arrivano all’Ariston in quota Tananai-pop: sto parlando di quel pop che mentre rispetta rigorosamente i canoni del pop danzereccio (cassa dritta; prechorus usato come preludio del drop; melodia cantilenata) lo fa con taaanta autoironia e taaanto sarcasmo, magari con una strofa recitata e sicuramente denigratoria nei confronti della voce narrante (Asfalto, la canzone con cui hanno partecipato a Sanremo Giovani, ne è un esempio perfetto). Nel loro repertorio ci sono anche pezzi più zanottiani, tipo chiara (anche se il ritornello urlato e armonizzato ha qualcosa più di Eugenio In Via Di Gioia), ma a onor del vero i Colla Zio fanno Tananai-pop da prima dell’anno scorso, cioè da prima che praticamente chiunque considerasse Tananai, a parte Louder che l’ha intervistato prima della pandemia (senti pezzi come Giungla, Gremolada). Quindi giù il cappello ai Colla Zio. Le opinioni abbastanza entusiastiche sulle loro prove mi fanno pensare che potrebbero essere una rivelazione inaspettata, e quindi proprio completare il cerchio alla Tananai.

“Quelli che puliscono i cessi / Poi c’è chi fa sesso, chi wrestling, gli onesti / Molti che prendono in giro se stessi / Ma tu non sei nessuna di questi”

TANANAISMO BEFORE IT WAS COOL

Mara Sattei, Duemilaminuti

Sara detta Mara arriva con tre fardelli pesanti. Uno è la fama e la bravura del fratello thasup che le ha prodotto tutte le tracce, lasciando sicuramente un’impronta importante sul suo stile (certo rispetto ai tempi degli esordi ad Amici): le recensioni delle prove dicono che il pezzo è molto più tradizionale dei melismi e delle trovate ritmiche della famiglia Mattei, quindi forse più che un fardello sarà un’occasione persa. Il secondo fardello è la scrittura di Damiano David dei Måneskin, che per il pubblico e buona parte della stampa italiana (ma non per noi!) è un intoccabile, ma qui firma un testo che danza pericolosamente in bilico tra chiarezza e banalità: “Tu che senza volerlo mi hai insegnato a respirare” o “sotterravi i tuoi problemi dentro fiumi d’alcool” non sono proprio versi immortali. Il terzo fardello è la nomea di erede di Giorgia che alcuni le hanno assegnato, e che non sarà facile mantenere in un Festival che vede in gara anche l’originale. A prescindere da questi fardelli, io penso che la qualità di Mara sia far funzionare testi non proprio a prova di bomba e rivelare anche ai più scettici la sua unicità, ma prevedo una strada in salita.

“Ho capito che non era amore ma soltanto un posto che avevi creato per me”

GROUNDBREAKING

E con questo abbiamo finito. Se vuoi leggere le stupidate che scriveremo in diretta, vieni su Twitter o su Telegram. Qui, invece, ci risentiamo domani: controlleremo se ci abbiamo preso con le previsioni delle canzoni, e parleremo delle prossime quattordici canzoni in gara. Non so a che ora, ma sicuramente pieni di sbatti.

Ciao Louder.

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Louder
Sanremo per chi non ha sbatti
Per celebrare la "settimana santa" del Festival di Sanremo ti racconterò ogni giorno - da martedì a domenica - quello che sta accadendo, come ci sembrano le canzoni, e perfino qualche polemica.